Cacciatori e miglioramenti ambientali

I cacciatori si rimboccano le maniche

La perdita e il deterioramento degli habitat sono tra le cause principali del declino di molte specie animali e vegetali. A farne le spese sono soprattutto le specie selvatiche più sensibili, tra cui molti galliformi. Nelle regioni alpine la perdita di habitat è da ricondurre soprattutto alla scarsa o mancata cura dei pascoli e delle aree aperte con il conseguente rimboschimento. Da molti anni i cacciatori dell’Alto Adige attuano misure per la conservazione e il miglioramento degli habitat naturali nelle loro riserve caccia. Con il loro impegno, i cacciatori e le cacciatrici dell’Alto Adige danno un prezioso contributo alla conservazione a lungo termine di queste specie.

progetti sostenuti

ore di volontariato

Alcuni interventi di miglioramento ambientale vengono eseguiti in collaborazione con le autorità competenti (Ripartizione Natura, paesaggio e sviluppo del territorio e Ripartizione Foreste). Dal 2016, il Fondo del paesaggio della Provincia Autonoma di Bolzano ha sostenuto oltre 81 aree di progetto. La comunità venatoria ha contribuito con circa 21.928 ore di lavoro volontario.

Oltre alle iniziative sostenute dal Fondo del paesaggio, molte riserve di caccia avviano progetti di miglioramenti ambientali di propria iniziativa e li realizzano in autonomia e senza sovvenzioni. Le ore dedicate a queste misure non vengono registrate sistematicamente, ma hanno un valore inestimabile per la conservazione degli habitat e della fauna selvatica e vanno ad accrescere sensibilmente il monte ore di volontariato prestate con continuità e dedizione dalle cacciatrici e dai cacciatori altoatesini.


“Fondo del paesaggio” della Provincia Autonoma di Bolzano

La Provincia ha istituito un Fondo per il paesaggio dal quale vengono erogati contributi per iniziative volte a contribuire alla conservazione sostenibile e alla tutela della biodiversità del paesaggio e della natura. Vengono inoltre incentivati la cura e il rinnovamento di insiemi degni di tutela.

Le domande per tali contributi possono essere presentate all’Ufficio amministrativo Territorio e paesaggio di Bolzano. Informazioni dettagliate su come richiedere il contributo e sulla documentazione necessaria per la domanda sono disponibili sul sito Internet della Provincia Autonoma di Bolzano.

 

Consigli per la compilazione delle domande

Qui trovate uno schema con i passi necessari per l’inoltro delle domande ed esempi di come compilare i relativi moduli.

 

I documenti possono essere scaricati come PDFcon un click.

Schema miglioramenti ambientali

Schizzo delle misure

 

Per evitare errori o difformità, si consiglia di contattare gli uffici preposti della Ripartizione 28 (Ufficio Territorio e paesaggio e/o Ufficio Natura PRIMA di inviare le domande di contributo si consiglia di).

Le domande di contributo devono essere inoltrate entro il 31 marzo di ogni anno.

Conservazione e miglioramento degli habitat al limite del bosco

Lungo la linea degli alberi prevale un clima rigido. Il periodo di vegetazione è breve, il paesaggio è caratterizzato da alberi singoli e gruppi di alberi, mughete, arbusti nani e aree aperte. Questo mosaico paesaggistico costituisce un habitat importante per il fagiano di monte, il camoscio e altre specie animali e vegetali. Molte delle aree aperte sono state create per la gestione delle malghe e per il pascolo alpino. Un numero sempre maggiore di queste aree viene abbandonato, le ex aree aperte si ricoprono di vegetazione e il paesaggio perde la sua struttura.

L’obiettivo delle misure di miglioramento dell’habitat lungo il limite del bosco è quello di mantenere e creare un paesaggio vario. L’ideale è avere un mosaico di 10 % di copertura arborea, 40-50 % di arbusti nani e 50-60 % di aree aperte con piante basse ed erbe.

Per raggiungere questo obiettivo, le formazioni chiuse di mughete e arbustete devono essere riaperte. A questo scopo, si abbattono gli alberi e gli arbusti e le aree vanno pacciamate. Piccole e grandi aree pacciamate devono alternarsi ed essere distribuite irregolarmente nel paesaggio. Al loro centro dovrebbero essere lasciati singoli arbusti nani come copertura. Corridoi larghi da uno a tre metri tra le aree aperte servono da collegamento.

Il materiale risultante dal taglio degli alberi e dei rami può essere asportato o raccolto in mucchi individuali. Questi cumuli servono da rifugio per una grande varietà di specie animali e sostengono gli abitanti del legno morto come gli insetti. Il fagiano di monte, la coturnice, l’astore, il gufo, la lepre variabile, il camoscio e il capriolo sono solo alcuni dei beneficiari di queste misure di miglioramento.

Se si vuole intervenire su una vasta area, si può anche suddividere il territorio in aree più piccole e distribuire le misure da attuare su diversi anni.

 

Suggerimento: le linee di confine tra aree aperte e chiuse non dovrebbero essere tracciate troppo dritte, ma dovrebbero integrarsi nel paesaggio nel modo più vario possibile. In questo modo gli animali selvatici troveranno maggiore copertura.

Le aree ricoperte di vegetazione rappresentano una sfida per molte specie di selvaggina. I pulcini di fagiano di monte, per esempio, possono a malapena muoversi nel terreno, ci sono meno insetti e quindi meno cibo.

Le aree che sono state tagliate vengono pacciamate e il pacciame viene smaltito in modo che più luce possa cadere di nuovo sul terreno. Qui, le erbe e le piante possono spuntare di nuovo.

L’habitat offre di nuovo più struttura. Gli spazi aperti sono distribuiti irregolarmente nel paesaggio e collegati con corridoi.

Le misure di miglioramento su larga scala migliorano significativamente questo habitat.

Conservazione e miglioramento degli habitat di prati e prati magri abbandonati

I prati e prati magri sono importanti habitat aperti per una varietà di specie animali e vegetali. Spesso confinano con cinture forestali chiuse, creando importanti aree di transizione. Per preservare questo habitat speciale, i prati e prati magri devono essere mantenuti regolarmente. In passato, svolgevano questo compito i contadini che liberavano le aree regolarmente per l’economia della malga e per il pascolo del bestiame. Negli ultimi anni, molte di queste aree sono state abbandonate e non più coltivate. I prati e prati magri, un tempo aperti, sono visibilmente ricoperti di cespugli e vegetazione: prezioso habitat si sta perdendo.

Alcune riserve sono impegnate attivamente nella conservazione dei prati e prati magri. Nel caso di prati magri ricoperti di cespugli, la prima cosa da fare è ripulire grossolanamente l’area. Gli arbusti, gli alberi e le giovani piante vanno rimossi e i rami smaltiti. Poi la superficie dell’area viene pacciamata, sminuzzando le parti più grosse e legnose delle piante, facendo attenzione a non danneggiare il tappeto erboso durante il processo. Una volta che questa fase è stata completata, può penetrare finalmente più luce sul terreno. Le piante da fiore hanno ora di nuovo la possibilità di crescere.

Affinché le aree siano mantenute sgombre a lungo termine, è necessaria una regolare manutenzione dei prati e prati magri.

 

Suggerimento: parte del legno, dei rami e degli arbusti rimossi, così come il pacciame, possono essere accatastati un po’ a lato dell’area trattata. Così si creano ulteriori habitat per la piccola fauna. Le donnole, per esempio, si trovano qui a loro agio. Ma si possono favorire anche altri animali e insetti.

Senza cure regolari, le aree aperte diventano sempre più incolte. 

Come prima cosa vengono accuratamente rimossi gli alberi, le giovani crescite e gli arbusti.

Dopo la pacciamatura, il pacciame viene messo da parte. Si deve permettere alla maggior quantità di luce possibile di toccare il suolo.

Nell’area del prato recuperata, anche le piante poco concorrenti hanno di nuovo una possibilità di crescita. Insetti, mammiferi e uccelli se ne avvantaggiano.

Conservazione e miglioramento delle zone umide e delle brughiere

Le zone umide costituiscono habitat preziosi. Da un lato, da noi non sono così comuni come gli habitat forestali; dall’altro, in queste zone umide vivono molte specie animali e vegetali specializzate. Hanno trovato qui il loro angolino ideale.

Regioni sorgentifere, rivoli, acque stagnanti aperte, prati umidi e torbiere, le zone umide si presentano in una grande varietà di forme. Spesso questi habitat non vengono considerati o vengono trascurati perché sono considerati aree "inutilizzabili". Tuttavia, a seconda della loro posizione e della loro tipologia, anche le zone umide hanno bisogno di cure. Questo è l'unico modo per preservare la biodiversità del luogo.

Più arbusti e alberi si diffondono nelle zone umide, per esempio, l’area si prosciuga e viene meno illuminata dal sole. È quindi importante preservare il carattere aperto delle zone umide. Questo obiettivo può essere raggiunto rimuovendo alberi e arbusti che la invadono. Ma attenzione, non tutta la vegetazione andrebbe radicalmente eliminata. Bisogna distinguere attentamente fra quali piante devono essere rimosse e quali invece possono essere lasciate. Le conifere, per esempio, possono essere eliminate del tutto, ma singoli larici o gruppi di larici possono restare. Dovrebbe inoltre essere mantenuta sempre anche una certa quantità di alberi decidui. Forniscono cibo e copertura agli animali selvatici.

La vita degli anfibi, e in parte anche dei rettili, dipende dai corpi d’acqua ferma. Per esempio, servono come luoghi di deposizione delle uova. Se i corpi idrici si interrano, vanno persi importanti siti di deposizione. Si parla di interramento quando i corpi d'acqua nel tempo vengono invasi dalla vegetazione e perdono in profondità. I sedimenti finiscono nell'acqua e si depositano sul fondo, la profondità dell’acqua diminuisce notevolmente e le piante ripariali e acquatiche colonizzano parti sempre più grandi del corpo idrico. Queste aree servono come insogli per i cervi, per esempio. Per ripristinare il corpo d'acqua originale, si dovrebbero creare al suo interno delle depressioni. Questo non richiede sempre l’impiego di macchinari, anche le aree scavate a mano possono svolgere la loro funzione.

 

Suggerimento: l’interramento può anche essere causato da una deviazione dell’acqua dalle zone umide. Quando la deviazione non è più necessaria, può essere rimossa, ripristinando così l'approvvigionamento idrico originale della zona umida.

Una brughiera incespugliata

Come prima cosa vanno rimosse le giovani piante.

Con le mani si scavano poi delle depressioni.

Nelle depressioni l'acqua può raccogliersi. Questo genera un corpo d'acqua stagnante utilizzato dagli anfibi e da altri animali.